Arriva dall’Inghilterra un nuovo importante riconoscimento per l’appassionata opera di Stefano Dirani il ceramologo faentino che da oltre cinquant’anni, attraverso monografie, biografie e pubblicazioni è attento cultore e scrittore sull’arte della ceramica.

Timothy Wilson

Timothy Wilson, professore emerito delle Arti del rinascimento dell’Università di Oxford e curatore onorario di dell’Ashmolean Museum, una tra le massime autorità a livello internazionale nel mondo della ceramica ha infatti espresso un pubblico elogio al libro “Achille Farina, mito della ceramica” (Edit Faenza), ultimo lavoro di Stefano Dirani. Il volume, che ha richiesto alcuni anni di ricerche e impegno, ripercorre, attraverso ricostruzioni storiche, notizie e immagini, la straordinaria vita di uno dei grandi personaggi faentini dell’arte della seconda metà dell’Ottocento, esempio per tantissimi giovani che si avvicinarono al mondo della pittura e della ceramica.

Per Timothy Wilson, il “bellissimo volume è un meraviglioso contributo, elegante, meticoloso, di grande serietà, alla storia della ceramica”. Aggiunge il noto studioso britannico che “il libro troverà posto nei fondi della Bodleian Library, prima biblioteca inglese a riceverlo”. Wilson conclude la sua lettera sottolineando di essersi occupato della manifattura Farina in particolare con un approndimento su un piatto realizzato da Marino Pieri, pubblicando una recensione per il catalogo di una mostra organizzata a Vienna nel 2022. 

Nel testo di oltre 200 pagine con numerose e preziose tavole a colori, frutto di una scrupolosa e attenta attività di ricerca presso archivi pubblici e privati, biblioteche di musei e pinacoteche, Stefano Dirani ha cercato di offrire una presentazione il più possibile esaustiva dell’artista Achille Farina considerato “il mito del ritratto”, e definito da Giuseppe Liverani, ai tempi direttore del MIC, “il leone della maiolica faentina del secondo Ottocento”. 

Achille Farina, figura imponente, austera, fu artista carismatico. La sua ritrattistica, densa di drammaticità espressiva, aveva contribuito, assieme alla novità delle forme e degli stili con l’applicazione della “tecnica ad impasto”, da lui perfezionata, e in seguito adottata da diversi pittori faentini, a riportare l’arte manfreda ai successi del passato. 

I ritratti su maiolica di Farina colpiscono per l’eccezionale capacità di conferire ai volti dipinti sulla ceramica una intensa e profonda carica espressiva.

La storica dell’arte Carmen Ravanelli Guidotti, per lungo tempo conservatore del MIC, in un breve passo pubblicato sul “Thesaurus” nel capitolo dell’Ottocento descrive con perspicace efficacia l’espressività dei volti dipinti da Achille Farina “tale genere seppe imporsi come una vera e propria specializzazione locale, particolarmente vocata alla ritrattistica, e sviluppò un linguaggio autonomo che divenne anch’esso tipica espressione del gusto di fine secolo; i volti vi riescono tanto intensi da conferire una severa monumentalità al personaggio, da un’impostazione figurativa romantica passando ad un’esecuzione che tocca piuttosto il verismo pittorico, qualche volta persino analitico, con interessi fisionomici partecipati talvolta da ragioni affettive, di tale perfezione esecutiva che è frutto di una instancabile, paziente, tessitura cromatica e pittorica, di minuti incroci di pennellate, a punta fine e spesso a mezza tinta; tutti esiti non facilmente realizzabili in ceramica”. 

Questo riconoscimento da uno studioso di così chiara fama– dice Stefano Dirani – è un ulteriore stimolo a proseguire un’avventura cominciata quasi per caso sessant’anni fa. Conseguito il diploma di computista commerciale nel 1962, mi impiegai come contabile e socio della cooperativa ceramica Cacf, sorta al termine della guerra da una decina di botteghe che unirono le forze per dare vita alla cooperativa sulle ceneri proprio dell’antica manifattura Farina.Fu la scintilla che mi fece entrare in un mondo affascinante”.

Una passione infinita che ha generato un’intensa attività di studio che ha lasciato una traccia profonda ed è stata segnata dal prestigioso riconoscimento di “Faentino sotto la Torre” nel 2014. L’onorificenza più desiderata da un faentino che è sempre rimasto molto legato alla città dove è nato nel 1945, e a cui ha donato diverse opere d’arte.

Ceramologo e storico della ceramica, Dirani si è distinto nella promozione culturale tanto da ricevere i titoli di Cavaliere dell’Ordine e Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica italiana”, Cavaliere di Malta “ad honorem”, e in città l’Oscar della Ceramica dell’istituto statale d’arte “G.Ballardini” e il Leon d’Oro dell’associazione I Fiori. 

Autore di monografie, biografie e pubblicazioni, recensite dai maggiori critici d’arte internazionali (come Martin Hopkinson del prestigioso British Museum di Londra sulla rivista “The Burlington magazine”) Dirani ha curato in prima persona e collaborato a numerose mostre su artisti come lo straordinario Domenico Baccarini, Domenico Rambelli e Francesco Nonni, a cui ha riservato 13 volumi sulle diverse discipline in cui si cimentò con successo. 

E’ stato un piacere dedicarmi a loro e a tanti altri autori faentini – commenta Dirani – ma ho avuto la fortuna di poter conoscere o collaborare, in alcuni casi grazie a Davide Servadei della Bottega Gatti, con artisti contemporanei come Arman, Mondino,Ontani, Cerone, Baj, Matta, Giosetta Fioroni, Paladino, Echaurren, Della Casa, Carla Cardi. Mi commuove ancora la dedica del faentino Carlo Zauli “all’amico, attento testimone delle nostre ansie e fatiche”.

Il suo viaggio nell’arte ricco di soddisfazioni, sicuramente non è terminato. 

Ho pronta una pubblicazione su un autore che va riscoperto, Emilio Casadio, che ottenne il Premio Faenza nel 1941, da cui attinsero artisti come Matteucci e Melandri. Vorrei allestire una esposizione omaggio al pittore Antonio Berti e una mostra sul pittore Tommaso Dal Pozzo, poeta del paesaggio”. (Giuseppe Sangiorgi)

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